La nostra recensione di Le quattro casalinghe di Tokyo di Natsuo Kirino


Turbamento.

È questo il sentimento che nasce in chi si immerge nelle pagine di Le quattro casalinghe di Tokyo di Natsuo Kirino, edito da Neri Pozza. Turbamento perché siamo difronte a un romanzo che gronda sangue e morte, che ha come motore dei personaggi il denaro, dove non c’è spazio per il buonismo e dove tutti sono peccatori.

 

Come sfondo il Giappone contemporaneo, ben lontano da quello onirico di Murakami, con le sue regole sociali e i suoi disagi periferici, la povertà, l’alienazione. Un Giappone che vuole la donna moglie e madre, rimessa e riservata, silenziosa e pacata, angelo del focolare. Ma quando i soldi non sono mai abbastanza non rimane che una scelta, andare a lavorare. Natsuo Kirino ci parla di quattro donne che hanno scelto un impiego duro e faticoso, che fa guadagnare abbastanza e lascia il tempo di rimanere ancorate alla tradizione, prendersi cura della casa: il turno di notte in uno stabilimento che produce cibi precotti. È la fabbrica, la catena di montaggio, il rullo trasportatore, i blocchi di riso freddo, l’odore acre del curry, quello nauseabondo del fritto e quello pungente del disinfettante, che fanno da collante per le quattro protagoniste del romanzo.

Masako, il vero personaggio principale. Un marito distante con cui il dialogo è inesistente, un figlio che abbandona gli studi, che non parla più con i suoi genitori e che si muove in un’anarchia assoluta dentro casa, un lavoro logorante e ripetitivo. Una donna incatenata al nulla, ma pur sempre prigioniera.

Kuniko, bruttina e grassottella, cerca negli oggetti materiali l’affermazione di se stessa, schiava del consumismo, dello shopping, del denaro. Vuota e sciocca, arrivista e indebitata ma anche irrimediabilmente sola.

Yoshie, la maestra. La vecchia suocera inferma a casa da accudire che costantemente pretende attenzioni e cure, una figlia adolescente egoista e irriconoscente, che spende troppo per essere alla moda come le sue amiche.

Yayoi, che vive in una piccola casa dove i soldi non sono mai abbastanza. Con due bambini piccoli le spese sono tante e il denaro scivola via facilmente. Ancora più facilmente se il marito lo sperpera in alcol, gioco d’azzardo e prostitute. Yaoyoi sopporta, tiene duro e continua a inscatolare cibo di notte fino a quando non ne può più, e lo strangola sulla porta di casa senza rimorsi, senza paura.

È questo omicidio che apre il baratro nel quale tutte loro cadranno. Un baratro fatto di cadaveri da smaltire, ricatti, personaggi loschi, omicidi. Quattro donne che scelgono per denaro di affrontare quanto di più crudo possa offrire la vita, ognuna a proprio modo e ognuna ancora profondamente sola. Perché a differenza di quanto si potrebbe pensare, Natsuo Kirino delinea anche il loro rapporto in negativo: è la convenienza a unirle, non l’affetto.

Natsuo Kirino riesce a sovvertire ogni regola: qui la caduta verso gli inferi, la perdita della morale, il contatto con la morte diviene catarsi, via di liberazione fisica e psicologica, fuga da una realtà insostenibile.

L’autrice riesce in questo intento magistralmente, con uno stile perfetto, ritmato, incalzante, dove la tensione narrativa è sempre alta senza essere inverosimile. Una scrittura che tiene il lettore incollato alle pagine del romanzo nonostante le ripetute scene forti, talvolta splatter, che l’autrice descrive senza aver paura di intingere la carta e la penna nel sangue. Ed è proprio questo che turba e inquieta chi legge, quella sorta di vortice narrativo in cui si cade nonostante la mancanza totale di un’ancora di salvezza.

Un romanzo costruito con precisione millimetrica, dove la potenza della storia è pari a quella della scrittura, che struttura e costruisce uno straniamento implacabile, freddo e inesorabile così come le anime delle protagoniste.

[Le quattro casalinghe di Tokyo, Natsuo Kirino, 2003, Neri Pozza]